Anteprima della Mostra sul Giorno del Ricordo 2015 a Udine

Col giorno 30 gennaio 2015 sono iniziate nell’atrio dell’Istituto “Bonaldo Stringher” di Udine le visite in anteprima alla Mostra sul Giorno del Ricordo, con alcune classi quarte del settore enogastronomia, accompagnate dai rispettivi professori. La visita si è svolta in presenza di Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico della scuola e di Isabella Costantini, vice preside.
La mostra contiene alcuni originali pannelli composti con interviste degli allievi ad esuli istriani, sotto la guida dei docenti del Laboratorio di Storia, come le professoresse Maria Pacelli e Adriana Odorico. Sono in esposizione anche alcune piccole opere d’arte, come le pitture intitolate “La morte rosea, Shoah, lager e foibe” di Cheyenne Degano, della classe 4^ E Enogastronomia. Poi c’è un dittico intitolato “La valigia del ricordo", opera delle allieve Sara Mesaglio e Aida Ahmetovic, della classe 4^ B Tecnico del Turismo. L’opera è una vera valigia con collage, pastello e guarnizioni varie, a cura della professoressa Martina Bragagnini, di Storia dell’Arte. Fotografie di Elio Varutti.

TITOLO DELL'OPERA: "La valigia del ricordo". Autrici: allieve Sara Mesaglio e Aida Ahmetovic classe 4^ B Tecnico del turismo. Dittico, tecnica mista su tela (collage, pastello, guarnizioni varie). Dimensioni: chiuso 35x50 cm, aperto 50x70cm.

L'opera esprime l'analisi e insieme la sintesi del dramma vissuto dagli esuli istriano dalmati e dalle vittime delle foibe (sia italiane che iugoslave). La prima riproduzione mostra l'esecuzione di civili sloveni da parte di soldati italiani. Nella seconda, il principale monumento di Pola, l'Arena, fa da sfondo all'esodo dei cittadini italiani d'Istria nel 1947.

Il dramma non ha volto, ma si esprime con le immagini delle foto d'epoca e con le parole dei giornali (Arena di Pola). La sintesi si concretizza nel dittico-valigia che una volta chiuso può essere agevolmente trasportato a significare che non dobbiamo separarci da esso. Il ricordo deve essere sempre vivo.

Gruppo di studio sull’Esodo giuliano dalmata, classe 4^ B Tecnico del turismo, anno scolastico 2014-2015. Coordinamento a cura dei professori Martina Bragagnini (Storia dell’Arte), Elio Varutti (networking). Dirigente scolastico: Anna Maria Zilli. Istituto “B. Stringher”, Viale Monsignore Giuseppe Nogara, 33100 Udine, Italia.


La rassegna verrà inaugurata al pubblico il 7 febbraio 2015 in occasione del convegno su “Il Campo Profughi Istriani di Udine 1945-1960”, in collaborazione e col patrocinio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, presidente ing. Silvio Cattalini, che porterà il saluto ufficiale e una sua testimonianza personale sull’esodo dalmata.
L’attività rientra nel programma del Laboratorio di Storia dell’istituto udinese, di cui è referente il professor Giancarlo Martina.
Sempre il giorno 7 febbraio, dalle ore 9,00 alle ore 11,00 si terrà la presentazione del volume "Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e il Centro di Smistamento Profughi di Udine 1943-1960" Autori > Roberto Bruno, Elisabetta Marioni, Giancarlo Martina, Elio Varutti
Editore > Istituto Statale d'Istruzione Superiore "B. Stringher" Udine, 2015
. Dialogherà con gli autori lo scrittore Mauro Toninoautore del romanzo sulle foibe e sull'esodo istriano intitolato Rossa terra, Pasian di Prato (UD), Orto della Cultura, 2013.
La Mostra sul Giorno del Ricordo dello Stringher sarà aperta fino al 31.3.2015. Orari di visita: lunedì-venerdì ore 8,30-13,00 e ore 15,00-18,00. Sabato ore 8,30-14,30.
Libro, mostra e convegno fanno parte del progetto, sostenuto dalla Fondazione Crup, “Il secolo Breve in Friuli Venezia Giulia”, che ha ottenuto il patrocinio di: Provincia di Udine, Comune di Udine, Club UNESCO di Udine, Società Filologica Friulana, ANED, ANVGD e del Comune di Martignacco  nel cui ambito territoriale ha sede Villa Italia, residenza di re Vittorio Emanuele III, dal 1915 al 1917.

Parlano di noi: Il Giornale del Friuli  del 28.01.2015, il sito web dell'ANVGD di Roma, il giornale in marilenghe Il Diari, ancora il sito nazionale dell'ANVGD dal 02.02.2015, sotto la dizione "Le scuole per il 10 febbraio", Il Giornale del Friuli del giorno 02.02.2015, la rassegna stampa nel sito della Fondazione CRUP, il blog di Elio Varutti su webnode.it , il sito web del Club UNESCO di Udine, il sito Internet Libero 24x7, il sito web dell' Agenzia Regionale per il Diritto agli Studi Superiori del Friuli Venezia Giulia (Ardiss.fvg.it), il sito della Banca della Memoria memoro.org.it , ancora il sito della Fondazione CRUP alla data del 7.02.2015, il sito Internet di turismofvg, ...

Titolo dell'opera: La morte rosea, Shoah, lager e foibe. Autrice dell'opera: allieva Cheyenne Degano. Tecnica di pittura: acrilico su tela, cm 30 x 40, 2014. Colori e simboli usati: rosso, nero, bianco e verde. Il rosso delle rose allude al sangue versato dagli innocenti e al fuoco distruttivo dei forni crematori nei lager, come alla Risiera di San Sabba. I petali caduti ricordano coloro che sono stati spinti a morire. Il nero e il teschio rappresentano la morte, il lutto e le Waffen SS. Il verde è il colore della realtà e della gioia. Erano di colore verde i fazzoletti al collo dei partigiani osovani (monarchici, azionisti, cattolici), in onore del 1848 alla fortezza di Osoppo, contro gli austriaci. Erano rossi quelli dei garibaldini, partigiani socialisti e comunisti, in ricordo di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei Due Mondi.
Gruppo di studio sull'Ultimo Risorgimento, classe 4 ^ E  Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015: allievi Cheyenne Degano, Mirko Ravenda e Silvia Siega. Coordinamento a cura dei professori Paola Longhino (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva).  Dirigente scolastico:  Anna Maria Zilli.

Per la fotografia sottostante: Cimeli militari della seconda guerra mondiale e della guerra fredda. Elmetto italiano 1939-1945. Tascapane militare, periodo successivo al 1945, guerra fredda. Borraccia USA 1939-1954, forse appartenuta a un bacolo nero. “I bacoli neri, jera poliziotti vestidi de scuro, solo col manganel”. Fonte orale: signora Luciana Luciani, nata a Pola nel 1936, intervista di E. Varutti del 15 dicembre 2014, Udine. Si trattava di personale di polizia reclutato su scala locale (Trieste, Pola e l’Istria), oltre che nei paesi e colonie del Regno Unito, alle dipendenze degli alleati angloamericani, attivi a Pola, 1945-1947, e nel Territorio Libero di Trieste, 1945-1954. Gavetta di un alpino di Codroipo 1939-1945, con coperchio antecedente. È il contenitore in alluminio più grande. Gavetta del fante italiano G.G. di Percoto, 1939-1945. Il fante, con una punta metallica ha inciso il suo itinerario di guerra: “Perocotto, Udine, Ivrea, Bari, Durazzo, Scutari, Podgoriza, Nichsic, Slavnich, Lubiana, Carlovach, Finito”. Collezione privata Udine. Bustina partigiana di un appartenente al IX Corpus di Tito dell’Osvobodilna Fronta - Fronte di Liberazione della Jugoslavia, ucciso in un Campo di concentramento nazista. Nome del partigiano: Luigi Barbarino Mationawa, Resia 14.08.1914 – Flossenburg, Kersbruch  11.03.1945. Collezione Gemma Valente, Bastajànawa, vedova Barbarino, Resia (Resia 1915-Udine 2008). Gruppo di studio sull’Ultimo Risorgimento, classe 4 ^ C Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015. Coordinamento a cura dei professori Maria Carraria (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva). Dirigente scolastico: Anna Maria Zilli. Istituto “B. Stringher”, Viale Monsignore Giuseppe Nogara, 33100 Udine, Italia.

L’ultimo concerto di Mario di Albona, finito in foiba.  Esodo istriano e foibe, 1943-1954

Racconto e intervista alla signora Caterina R., nata nel febbraio del 1923, nella periferia di Albona, che fino al 1947 era provincia di Pola, Italia.

Dall’Istria, nel 1939, Caterina si trasferì, per amore, a Spilimbergo, in provincia di Udine (divenuta, dal 1968, provincia di Pordenone). Dopo 15 anni dalla sua partenza fece ritorno in Istria, poiché lì aveva lasciato la madre e la sorella. Partita da Spilimbergo con la corriera, il soggiorno doveva durare una settimana. Era il 1954. Quando arrivò ad Albona, vide che la gente urlava a destra e sinistra e si radunava nelle piazze.

C’erano ancora pali, corde e fili di ferro dove la gente era stata impiccata, tutto intorno invece c’erano scarpe, stracci e vestiti. La distruzione del paese e la devastazione degli abitanti le recavano angoscia. Le donne urlavano, implorando un aiuto per badare al figlio. Caterina R. è arrivata nella sua casa e l’ha trovata piena di gente che le ha raccontato tutta la notte le proprie disavventure.

Raccontavano soprattutto cosa avevano fatto, nel 1943-1945, le Waffen SS, ossia le unità paramilitari d’élite del Partito nazista tedesco; ad esempio la madre fu minacciata di morte se avesse denunciato il furto di 2 capre. Raccontavano poi come le Waffen SS andavano di notte a bussare alle porte per prendere prigionieri (giovani soprattutto), bruciando anche le case.

Quando è arrivata ad Albona, nel 1954, non riconosceva più l’ambiente (niente scuola, osteria, negozio di alimentari), non c’era cibo o ce n’era pochissimo. L’angoscia era troppo forte e non se la sentiva di stare lì, quindi tornò subito in Friuli. Partì però con un forte dolore per aver lasciato la sorella e la mamma in Istria.

Durante il breve soggiorno vide sulla strada tre pali e un lungo filo e le dissero che lì furono impiccati 40 giovani. Quando un tempo arrivava il camion con i viveri da fuori, veniva fatto saltare con le mine sulla strada. Le persone venivano prima torturate e poi gettate nelle foibe.

Una volta arrivata ad Albona, domandò di un certo Mario, suonatore che animava le feste di paese e quelle della scuola. Gli raccontavano che, durante la guerra, lo hanno preso di notte e lo hanno portato in un posto nascosto nel bosco e l’hanno torturato. Erano in fila davanti alla foiba e lo hanno fatto suonare con la fisarmonica, quello più vicino a lui venne spinto dentro e di conseguenza cadde anche lui con la sua fisarmonica.

La signora Caterina R. racconta anche di uno zio che lavorava per mare. Zio Bruno era sposato e sua moglie aveva avuto una bimba, che lui non aveva mai visto. Una volta arrivato al porto, a guerra finita, doveva andare un paio di giorni a casa dalla famiglia, una volta sceso però lo rapirono e non si seppe mai dove l’avessero portato. La moglie non ha mai saputo se fosse vivo o morto.

Fonte orale: Caterina R., Albona 1923. Intervista effettuata a Spilimbergo, provincia di Pordenone, il 13 gennaio 2015, con qualche parola in lingua friulana, a cura di Elisa Dal Bello, allieva della classe 5^ D Dolciaria, Istituto “B. Stringher” Udine. Coordinamento didattico dei professori Carla Maffeo, Italiano e Storia, Elio Varutti, Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva, Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dell’Istituto “B. Stringher”, Udine.

UN VILLAGGIO GIULIANO NELLA BASSA FRIULANA

Verso il 1950 sorse un Villaggio Giuliano anche a San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine. “Si tratta di otto edifici per 32 famiglie, nella frazione di Villanova – ha detto Daniele Salvador, vice sindaco di San Giorgio di Nogaro, nel 2014 – oggi non c’è quasi più nessuno degli assegnatari esuli giuliani del tempo. Sono casette per più famiglie: al piano terra e al primo piano. C’è da aggiungere, in conclusione, che il 1° agosto del 2010 c’è stato un incontro di quegli abitanti istriani e dalmati, cui partecipò una trentina di persone, tra le quali il professor Adolfo Bellinetti, fautore di un’iniziativa editoriale autoprodotta che raccolse una decina di contributi tutti dedicati al Villaggio Giuliano, con ricordi, poesie, episodi vari”.

Immagine del 2014, fotografia di Olga Ravazzolo, di San Giorgio di Nogaro classe 4^ C Enogastronomia, Gruppo di studio sull'Esodo giuliano dalmata, Istituto Stringher, Udine

San Giorgio di Nogaro - Il Villaggio Giuliano come si presentava negli anni Cinquanta, con vista sulla passerella sul fiume Corno. Fotografia riprodotta dal volume di Luigi Del Piccolo, Storia di San Giorgio di Nogaro, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, Pordenone, 2010. Qui sotto, altre immagini dello stesso Villaggio Giuliano riprese da siti Internet.